Decesso di un pensionato INPS in abitazione o struttura sanitaria: le differenze
La morte di un proprio caro è sempre un evento molto doloroso da affrontare. La denuncia del decesso va consegnata presso l’ufficio di Stato Civile del Comune di appartenenza, deve essere presentata entro 24 ore dalla morte. Generalmente le agenzie di pompe funebri si occupano degli amdempimenti di tutte le pratiche burocratiche.
Nel caso si tratti del decesso di un pensionato Inps (www.inps.it), è necessario seguire una serie di procedure che riguardano la documentazione da restituire allo stesso Istituto di Previdenza. Vediamo cosa fare nel dettaglio. Il coniuge, o un congiunto del defunto, può presentare alla sede Inps un’autocertificazione per la comunicazione di decesso e richiedere contestualmente tramite apposita domanda la reversibilità della pensione (se ne ha diritto e se la pensione stessa è reversibile). La richiesta avviene tramite la compilazione dl modulo SO1, firmato dal diretto interessato e con allegato il certificato dello stato di famiglia, contenente la data di morte del defunto. Ci sono dei casi specifici nei quali la domanda di reversibilità della pensione, può essere presentata dal coniuge divorziato o separato.
Nel caso in cui la pensione del defunto fosse maturata ma non riscossa, il coniuge deve compilare solo il modello delle reversibilità e l’Inps provvederà alla liquidazione della somma.
I documenti da presentare all'Istituto di Previdenza in caso di decesso in abitazione
E’ necessario allegare alla domanda alcuni documenti che riportiamo di seguito (per la richiesta online è possibile rivolgersi al Patronato più vicino)
- Il certificato di pensione, che attesti la data dell’ultima rata percepita.
- Il certificato di morte.
- Il certificato dello stato di famiglia.
- L’atto notorio che attesti le generalità degli eredi del pensionato Inps defunto.
- La copia autenticata di un eventuale testamento.
- Nel caso esistano diversi eredi maggiorenni, è necessario presentare una delega alla riscossione, che abbia la firma autenticata.
Chi ha diritto alla reversibilità della pensione e in quale misura?
La normativa vigente, indica chiaramente quali sono gli aventi diritto a percepire la pensione Inps del congiunto e sono:
- il marito o la moglie
- il coniuge anche se separato/divorziato. Nel primo caso, la persona deceduta deve risultare iscritta all’Inps in data antecedente alla separazione. Nel secondo caso se percepisce già un assegno di mantenimento, non si è risposato e l’iscrizione all’ente di previdenza è antecedente al divorzio.
- i figli legalmente riconosciuti: minorenni, studenti non lavoratori che erano ancora a carico del defunto genitore, inabili. Di recente sono stati inclusi negli aventi diritto anche i nipoti, sempre se minorenni e a carico del defunto.
- nel caso non ci siano figli, coniugi e nipoti, possono richiedere la reversibilità di un pensionato Inps anche i genitori (almeno sessantacinque anni di età, senza pensione e se erano a carico prima del decesso in abitazione del pensionato Inps) e i fratelli se inabili e risultanti a carico per impossibilità di mantenersi economicamente.
Per quanto concerne la ripartizione in percentuale della quota di reversibilità, ai coniugi spetta il 60% (che arriva all’ 80% in presenza di un figlio e al 100% se i figli sono più di uno). Ai soli figli (in assenza di coniuge superstite) spetta il 70% se figlio unico, l’80% se sono due (per i nipoti valgono le stesse percentuali). Nel caso di entrambi i genitori la quota riconosciuta è del 30% (15% se unico genitore superstite), per i fratelli il 15% ciascuno.
Come comportarsi in caso di decesso in struttura sanitaria
In caso di decesso in struttura sanitaria, sarà l'Amministrazione Ospedaliera a redigere alcuni documenti importanti con i quali l'agenzia funebre potrà organizzare il funerale. Il decesso in struttura sanitaria prevede, come per il decesso in abitazione, la verifica delle cause di decesso, la denuncia di morte, le relative certificazioni e la consegna di esse all'Ufficiale di Stato Civile della zona di residenza il quale ci dirà come comportarsi; sarà l'Amministrazione Ospedaliera che ospita la salma del defunto a svolgere tutte queste mansioni.
Il decesso in struttura sanitaria prevede inoltre la custodia della salma presso la Camera Mortuaria dell'ospedale, sino al funerale. Per il rito funebre andrà poi contattata l'agenzia di onoranze funebri, che si occuperà dell'organizzazione dello stesso.
La legge infatti vieta rigorosamente alle agenzie di pompe funebri di entrare all'interno degli ospedali e di altre strutture sanitarie. La legislazione vieta altresì ai medici, inservienti e infermieri di consigliare alle famiglie del defunto l'impresa funebre alla quale rivolgersi per il rito funebre.
Decesso in abitazione privata
Quando il decesso è avvenuto all'interno di un'abitazione privata, andrà in primis, contattato il medico curante o, in caso egli non fosse disponibile, una guardia medica o un'ambulanza, chiamando il 118.
Loro si occuperanno di constatare il decesso verificatosi all'interno dell'abitazione; il medico si occuperà inoltre della compilazione del certificato ISTAT, dove saranno segnalate le cause della morte. Se il decesso è sorto senza la presenza di un familiare, la morte verrà considerata, secondo la legge, come “decesso per morte violenta o accidentale in luogo pubblico”.
Per il decesso in abitazione è necessario poi rivolgersi a una agenzia di onoranze funebri, che dovrà occuparsi di ulteriori adempimenti quali: il funerale, eventuale puntura di mantenimento; reperibilità del medico necroscopo per ulteriori accertamenti dopo la compilazione del certificato. Se vi chiedete come comportarsi con i certificati di decesso in abitazione, essi andranno consegnati entro ventiquattro ore all'Ufficiale di Stato Civile della zona di residenza del defunto, al fine di consentire la redazione dell'atto di morte. Nei casi di decesso in abitazione è infine sconsigliata la vestizione della salma, per ragioni sanitarie; sarà dunque opportuno che essa venga fatta da personale specializzato.